Ma per "Di Ilde ce n'è una sola" Vitali è rimasto fedele a Garzanti e, ovviamente, è rimasto fedele ai suoi principi: risate, risate e ancora risate. La storia si sviluppa in pochissimi giorni e si svolge negli anni 70, anni in cui la crisi aveva soppiantato ormai cronicamente il boom del dopoguerra; anni in cui, anche sul Lago di Como, il lavoro in fabbrica era per la maggior parte degli abitanti l'unica possibilità di impiego. È così anche per Oscar, operaio generico, cioè in grado di fare tutto ma niente di specifico; da mesi però la sua vita la trascorre sul divano, aspettando la fine della cassa integrazione, decisamente lontana, e una chiamata della distratta moglie Ilde, sempre imminente.
Una sentenza, per l'impiegata; un mistero, per Oscar, che non può non chiedersi come il documento di Ilde possa essere finito in quel paese che lui neanche conosce, e non può che cominciare una estenuante caccia agli indizi, disseminati in giro dagli altri protagonisti della vicenda; indizi che lo porteranno alla soluzione, ma non certo, almeno per lui, al tesoro.
"Il Vitali più bello è sempre l'ultimo".
Voto: 3/5
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