lunedì 30 dicembre 2013

RESTA DOVE SEI E POI VAI - John Boyne

Come era stato con "Il bambino con il pigiama a righe", anche in questo romanzo l'autore irlandese John Boyne ci stupisce con la sua straordinaria capacità di trasformare una storia toccante e profonda, camuffandola in un racconto per bambini; ancora una volta lo fa benissimo, perchè riesce a narrare in modo chiaro e semplice un periodo storico lugubre e pieno di sofferenza: la Prima Guerra Mondiale.
Resta dove sei e poi vaiAlfie ha solo cinque anni quando, nel 1914, suo padre decide di arruolarsi spontaneamente nell'esercito britannico, abbandonando Londra e il suo lavoro da lattaio, e lasciando nello sconforto la moglie Margie. Alfie sa che il suo papà è andato a combattere, ma si immagina solamente un grande gioco, e soprattutto è fiducioso, perchè tutti continuano a ripetere che entro Natale la guerra sarà finita. Quando però i Natali passano e le lettere dal fronte iniziano a non arrivare più, Alfie decide che è il momento di diventare grande e di essere l'uomo di casa, visto che la mamma, nonostante tutti gli sforzi e i turni di notte all'ospedale, non riesce più a garantirgli il pasto quotidiano. Alfie allora prende la sua decisione, e per quattro giorni alla settimana diventa il miglior lustrascarpe di King's cross, l'affollatissima stazione di Londra. È qui che, tra un cliente e l'altro, Alfie mette le mani su un foglio che svolazza in giro per l'atrio; un foglio che risponde a molte delle sue domande sul papà, e che lo spinge a partire alla sua ricerca, con la speranza di riportarlo presto a casa.
Così triste, ma allo stesso tempo così divertente, "Resta dove sei e poi vai" è un romanzo bellissimo, dove l'amore trionfa sulla guerra e dove, ancora una volta, sono i più piccoli a dimostrarsi i più tenaci e i più intraprendenti. Da leggere!

Voto: 4/5

lunedì 23 dicembre 2013

IL RUMORE DEI TUOI PASSI - Valentina D'Urbano

Alfredo e Beatrice, Beatrice e Alfredo. Terribilmente diversi, magicamente uniti da un legame tanto sottile quanto indissolubile; tutti li chiamano i gemelli, tutti li hanno sempre conosciuti così. Adolescenti, con un passato difficile e un futuro senza speranze: è così per tutti alla "fortezza", il posto dove sono nati, cresciuti e dove probabilmente moriranno; un casermone di alloggi popolari, abbarbicato su una collina di periferia, sommerso dal degrado e dalla consapevolezza di essere una zona a sé, evitata anche dalla polizia, che se ne sta alla larga per non finire, lei stessa, nei guai.
Il rumore dei tuoi passiIn un contesto così difficile, i rapporti non possono che essere rozzi, violenti, ma anche immensamente profondi. È così anche per Beatrice e Alfredo, i gemelli, che passano le loro giornate sempre insieme, a sfondarsi di canne e a sognare un futuro che loro per primi sanno non potranno mai avere. In un contesto così difficile, è normale che tanti ragazzi, per sconfiggere l'interminabile noia, decidano di cercare dei diversivi, quel qualcosa che possa aiutare a sconfiggere il peso della verità e il peso di abitare nella "fortezza", che dal momento in cui sono nati li ha etichettati come falliti. In un contesto così difficile, in cui sai che le disgrazie accadono ogni giorno, ma pensi sempre che a te non potranno mai capitare, fa ancora più male scoprire che il dolore può toccarti da vicino, e fa ancora più male, forse più di quanto potrebbe farlo se la vittima fossi tu, quando il dolore colpisce la persona che più ami al mondo, quando il dolore colpisce il tuo gemello.
Un meraviglioso libro sull'amicizia, che racconta come questo sentimento non sia sempre felice, ma anzi, spesso tenda a diventare un peso da portarsi sempre con se, rendendo le persone nervose, irascibili, violente. È la storia di due ragazzi di oggi, esempio di una generazione di giovani senza più sogni, consapevole di non avere un ruolo nella società, quasi rassegnata ad un futuro grigio e triste.
Personaggi come poche volte si trovano nei romanzi, Valentina D'Urbano colpisce in pieno, aprendo gli occhi a tutti sulla condizione che, come l'immaginaria "fortezza", sta opprimendo tutta l'Italia intera.

Voto: 5/5

lunedì 16 dicembre 2013

AFGHANISTAN, DOVE DIO VIENE SOLO PER PIANGERE - Siba Shakib

Il primo romanzo dell'autrice e documentarista iraniana colpisce veramente al cuore; impossibile non amarlo, impossibile non riflettere, impossibile non sentirsi fortunati nei confronti di un popolo, quello afghano, che ancora oggi fatica a trovare stabilità e, soprattutto, un po' di pace.
La storia è quella di una famiglia in particolare, ma può sicuramente essere generalizzata alla quasi totalità della popolazione, perchè in Afghanistan, più ancora che in altri paesi, le condizioni di vita dei pochi ricchi e dei tantissimi poveri sono estremamente diverse.
Shirin-Gol, come tante altre prima e dopo di lei, è diventata una sposa bambina perchè suo fratello l'ha venduta in moglie per ripagare un debito di gioco. Morad, suo marito, è però un uomo giusto, che non le vieta di mostrarsi in pubblico senza di lui, e soprattutto non le vieta di continuare a frequentare la scuola dei russi, dove Shirin-Gol impara a leggere, a scrivere, e a coltivare il sogno di diventare medico.
Afghanistan, dove Dio viene solo per piangereDopo una lunga e combattuta guerra interna, però, i russi vengono scacciati dal paese e, per quanto all'inizio questo fosse il desiderio del popolo, da anni e anni sottomesso ai domini stranieri, la guerra non finisce, anzi, viene inacidita dalle forti rivalità interne, e prosegue fino a quando sono i talebani a prendere in pieno possesso il paese, riportando in atto la legge del Corano, e ravvivando un integralismo religioso come mai nessuno prima di loro, togliendo al popolo, e in particolare alle donne, quei pochi diritti che negli anni si erano conquistate.
Da qui inizia per Shirin-Gol, Morad e i loro sei figli, una fuga infinita, che li porta a viaggiare in tutto il paese, cercando quel poco di stabilità che ogni volta, puntualmente, viene però spezzata, dai talebani o dai missili; Kabul, Herat, altre città: per la famiglia di Shirin-Gol non c'è pace, ma forse, per quanto difficile, un po' di gioia e serenità la si può trovare anche lì, in un paese così bello e martoriato quale è l'Afghanistan.

Voto: 4/5

mercoledì 4 dicembre 2013

DI ILDE CE N' È UNA SOLA - Andrea Vitali

Non sono una persona che passa le sue giornate in libreria, anche se mi piacerebbe, ma comunque ogni volta che ci entro, o quasi, mi trovo davanti un espositore colmo dell'ultimo romanzo di Andrea Vitali, appena uscito; ed in effetti ultimamente l'autore bellanese si sta dando parecchio da fare, sdoppiandosi pure, visto che l'ultimo suo racconto, ispirato al Natale, è da poco stato lanciato sul mercato editoriale da Mondadori.
Ma per "Di Ilde ce n'è una sola" Vitali è rimasto fedele a Garzanti e, ovviamente, è rimasto fedele ai suoi principi: risate, risate e ancora risate. La storia si sviluppa in pochissimi giorni e si svolge negli anni 70, anni in cui la crisi aveva soppiantato ormai cronicamente il boom del dopoguerra; anni in cui, anche sul Lago di Como, il lavoro in fabbrica era per la maggior parte degli abitanti l'unica possibilità di impiego. È così anche per Oscar, operaio generico, cioè in grado di fare tutto ma niente di specifico; da mesi però la sua vita la trascorre sul divano, aspettando la fine della cassa integrazione, decisamente lontana, e una chiamata della distratta moglie Ilde, sempre imminente.
Di Ilde ce n'è una solaSembra strano infatti a Oscar, quando lo squillo del telefono interrompe l'ennesimo sonnellino di una caldissima mattina estiva, che all'altro capo della cornetta non ci sia la solita voce nervosa della moglie, bensì quella pacata e distaccata dell'impiegata del comune di Bellano, che lo informa che la carta d'identità della signora Ilde Ratti, lì residente, è stata ritrovata nel piccolo paese del centro lago.
Una sentenza, per l'impiegata; un mistero, per Oscar, che non può non chiedersi come il documento di Ilde possa essere finito in quel paese che lui neanche conosce, e non può che cominciare una estenuante caccia agli indizi, disseminati in giro dagli altri protagonisti della vicenda; indizi che lo porteranno alla soluzione, ma non certo, almeno per lui, al tesoro.
"Il Vitali più bello è sempre l'ultimo".

Voto: 3/5